Assemblea Nazionale Confesercenti 2016: il rapporto CER-EURES

Assemblea Nazionale Confesercenti 2016: il rapporto CER-EURES

Situazione ancora di diffusa insicurezza, nel post-crisi, per famiglie e imprese italiane.

Il crollo del potere d’acquisto delle famiglie, l’aumento della disoccupazione, il “credit crunch”. Una situazione di incertezza alimentata da contesti economici ancora per  nulla incoraggianti: questo lo strascico di una crisi economica, “la più grave dell’ultimo secolo”, che porta con sé anche domande relative alla sicurezza dei cittadini e delle imprese del territorio, non solo sul piano della criminalità ma anche su quello del reddito, dei consumi e del credito.

Sono stati i temi al centro dell’Assemblea Annuale 2016 di Confesercenti, che si è svolta ieri, Mercoledi  6 luglio in contemporanea da Milano, Roma, Bologna e Napoli, collegate tra di loro in una diretta video condotta dal giornalista Nicola Porro. Il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni; il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, sono stati gli ospiti d’eccezione nelle quattro sedi, assieme al Presidente nazionale Confesercenti, Massimo Vivoli. Presente inoltre, nel capoluogo lombardo, una folta delegazione di Operatori del Commercio e del Turismo di tutto il Nord Italia.

Durante l’incontro è stata presentata la ricerca Confesercenti – Cer “Città più sicure, economia più forte”, che esplora il tema della sicurezza nei luoghi urbani e che evidenzia la stretta correlazione tra presenza commerciale e sicurezza percepita,  con approfondimenti ad hoc sui casi di Milano, Bologna, Roma e Napoli.

Il primo dato emergente è il seguente: il 2016 ci ha portato una ripresa economica che stenta a decollare, posizionandosi su ritmi distanti da quelli prevalenti prima della crisi e che non consente di prospettare un pieno recupero dei livelli di attività pre-recessivi, se non in  tempi lunghi. Lo testimonia la contrazione ampia e diffusa del reddito disponibile: tra il 2007 e il 2013, il potere d’acquisto delle famiglie italiane è diminuito del 10,6 %; la perdita è stata superiore ai 118 miliardi di euro, equivalenti a oltre 2100 euro per cittadino residente. Nel biennio 2014-15, meno dell’1% della perdita subita è stata recuperata, nel senso che ogni residente ha recuperato meno di 180 euro degli oltre 2.100 persi nei precedenti sei anni; sono quindi tornati nella disponibilità delle famiglie meno di 8 dei 118 miliardi di euro andati persi. Il crollo del potere d’acquisto ha portato anche ad una riduzione della spesa media familiare, che nel 2014 si assesta sui 2.489 euro, 160 euro al mese in meno rispetto a prima della crisi, nonostante il piccolo recupero (+0,7%) del 2015 sul 2014.

Analizzando il dato relativo all’andamento dei consumi per tipologia, si osserva che le minori risorse a disposizione delle famiglie hanno comportato un forte decremento per i beni di largo consumo, assieme ad un consistente ridimensionamento dei consumi per abbigliamento e calzature (-28,8%), per servizi ricettivi e di ristorazione (-12,6%), per mobili e servizi per la casa (-20,8%) e per ricreazione, spettacoli e cultura (-22,4%), colpendo così direttamente le piccole imprese del commercio e dei servizi, ma anche la qualità della vita dei cittadini.

Durante la crisi, inoltre, il numero di reati denunciati da cittadini e imprese è cresciuto sensibilmente: dal 2008 al 2014, i reati sono aumentati del 3,8%,  arrivando a superare quota  2,8 milioni. L’aumento è più marcato nelle regioni del Centro (+8,9%) e del Nord Est (+7,1%). Colpisce l’aumento dei reati ai danni delle imprese del commercio e del turismo. Le denunce per furti e rapine sono cresciute del 12,6%, ad un tasso tre volte maggiore rispetto agli altri reati. Si registra inoltre un vero e proprio boom della contraffazione, che cresce del 40,3%, incremento trainato dal Nord Est (+147,2%) a quasi 9mila reati denunciati nel 2014.

Considerando infine la dinamica della disoccupazione, si rileva un decremento nel 2015 (dal 12,7% all’11,9%), che però riesce a recuperare solo marginalmente il forte scarto rispetto alla situazione pre-crisi, quando il dato si attestava intorno al 6,1% in Italia, a conferma di come, pur in presenza di alcuni positivi segnali di ripresa, le condizioni ancora ampiamente percepite di vulnerabilità e di insicurezza rallentino il processo di rilancio del sistema Paese.

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